Project Description
BENIT CARRASECARE
Balla chi commo benit carrasecare
A nos iscutulare sa vida
Tando tue podes fintzas irmenticare
Tottu s’affannu mannu ‘e sa chida
E su coro no, no s’ispantada
E sa morte no, no chi no b’intrada
E sa notte fraga’ ‘e bentu de beranu
Ses cuntentu?
Balla che adesso viene il carnevale
A scuoterci la vita
Allora potrai anche dimenticare
Le grandi preoccupazioni della settimana
E il cuore no, non si stupisce
E la morte no, non c’entra
E la notte sarà invasa dal vento della primavera
Sei contento?
Andrea Parodi
Carrasecare. Carne da tagliare. Questo il significato della parola sarda usata per designare la festa. Carne umana e non carne animale, perché il sostantivo che si usa per la carne delle bestie è diverso. Retaggio di ancestrali riti, ricordo di dominazioni passate, archetipiche riproduzioni del binomio uomo-animale.La sua origine andrebbe ricercata in lontani culti dionisiaci in cui la vittima veniva immolata per riportare fertilità e abbondanza alla terra e ai suoi abitanti. La morte e il sacrificio diventano presupposti di rinascita e di salvezza dal precedente periodo invernale. Il Carnevale di Mamoiada è sicuramente il più conosciuto. “Mamuthones” e “Issohadores” sono i protagonisti indiscussi.
I Mamuthones sono dodici: maschere mute, vestite di pelli di animale, con una dote di campanacci da bue sulla schiena e sonagli più piccoli al collo, una visiera per coprire il viso , un fazzoletto femminile sopra il berretto e la mastruca al contrario. La loro danza ricorda più un lento claudicare: un passo a destra e uno a sinistra, un altro a destra un altro a sinistra, una serie ancora fino ad eseguire tre rapidi saltelli su se stessi che agitano i campanacci, creando una monotonia ipnotica capace di incantare la mente degli spettatori.
Gli Issohadores sono otto, dispongono di una “soha”, ovvero di una fune di giunco, indossano il corpetto rosso al rovescio, si muovono con dimestichezza tra la folla e ogni tanto cercano di catturare qualcuno con il laccio, creando scompiglio, e rompendo la staticità tra figuranti e spettatori tipica della rappresentazione teatrale in sé.